La seconda giornata dell’81esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia per noi prevede un menù tipicamente festivaliero. Lontani dal mainstream viaggiamo in luoghi lontani e sperimentali, con diversi risultati.

I Cortometraggi del Concorso – Orizzonti

Tra i 13 cortometraggi, divisi in due proiezioni del Concorso Orizzonti non troviamo nulla che abbia colpito particolarmente la nostra attenzione più degli scorsi anni. C’è spazio per la sperimentazione animata, per storie di migrazione, di giovani ragazze, di coppie, di guerra, di lavoro in luoghi lontani dalla frenesia cittadina, in mezzo alla natura o in piattaforme di estrazione. Non c’è spazio per la commedia, in nessuna misura. Per uno sguardo più approfondito vi invitiamo a leggere la classifica apposita. Sicuramente spicca l’ospite fuori concorso ovvero F II – Stupore del Mondo del nostro Alessandro Rak (L’Arte della Felicità, Gatta Cenerentola) la storia di Federico II in un’ottica chiaramente celebrativa data anche la realizzazione in collaborazione con l’omonima università. Sette frenetici minuti animati e in rima che richiamano la poesia duecentesca napoletana con una maestria tecnica unica in uno stile ormai riconoscibilissimo. La MAD Entertainment, casa di produzione del corto, è un gioiello da valorizzare del nostro cinema.

Sanatorium Under the Sign of the Hourglass, dei Quay Brothers (Giornate degli Autori – Concorso)

Opera dei fratelli Quay dal romanzo omonimo di Bruno Schulz (noto in italiano come La Clessidra) già portato sullo schermo da Wojciech Jerzy Has nel 1973 vincendo il Premio della Giuria a Cannes. Una gradevole esperienza antinarrativa che regala orribili meraviglie agli occhi dello spettatore. Impossibile parlare di intreccio, sviluppo dei personaggi e persino di ambienti. Ci troviamo davanti ad un cinema di pura mostrazione in cui il pretesto narrativo (un figlio giunto al capezzale del padre malato) viene calpestato al primo accenno, trasportando lo spettatore davanti ad una serie di diapositive presenti all’interno della camera oscura presente nel film che strizzano l’occhio a Svankmajer, Phil Tippett e al Sokurov di Fairytale.

To Kill a Mongolian Horse, di Xiaoxuan Jiang (Giornate degli Autori – Concorso)

Saina è un quarantenne mongolo che vive la sua vita tra la desolazione della sua attività come mandriano e del suo ruolo da padre e la fierezza delle sue esibizioni come cavaliere e acrobata.

La Mongolia qui si presenta come un territorio sconfinato in cui si amplificano sia la solitudine che gli effetti desertificanti del cambiamento climatico, a cui l’uomo solo, con pochi strumenti, deve cercare di reagire.

Nicolò_cretaro
Nicolò Cretaro,
Redattore.