La nona giornata al Lido è dominata da storie giudiziarie, tra mafia siciliana, blockbuster Hollywoodiani e film indipendenti tunisini.
Iddu – L’Ultimo Padrino, di Fabio Grassadonia e Antonio Piazza (Venezia 81 – Concorso)
Racconto di fantasia ispirato alle vicende di Matteo Messina Denaro: latitanza, affetti, relazioni, inseguimento e protezione da parte delle forze dell’ordine, aspetti tragici e grotteschi. Tutto attraverso gli occhi di un suo colluso costretto a collaborare con la giustizia e della poliziotta che lo affianca.
È sicuramente vincente la scelta da parte dei registi di un registro a tratti farsesco per rappresentare uno dei personaggi più macabri della storia italiana e tutto ciò che gli gravita intorno. Tutti i personaggi, a partire dal mafioso e dal pentito reticente, sembrano ridicoli pagliacci appartenenti ad un tragico circo, con pochissime eccezioni (la donna che protegge la latitanza del boss). Come se tutto il contesto mafioso, i rapporti con le istituzioni, i legami affettivi, politici ed economici apparissero quasi buffi ed insignificanti di fronte alla violenza gratuita che li ha macchiati.
L’unica cosa che sembra mantenere una dignità è la Storia. Della Sicilia, dell’Italia e del genere umano, che volente o nolente comprende anche la criminalità
Joker, di Todd Phillips (Venezia 81 – Concorso)
Sequel del film del Leone d’Oro del 2019, pluripremiato e campione d’incassi, è probabilmente il film del Concorso destinato a maggiori incassi e maggiori delusioni da parte del pubblico.
Il film sceglie una messa in scena completamente diversa dal precedente optando per uno pseudo-musical con brani incredibilmente anonimi. Per carità nulla da eccepire sul piano scenografico ma la regia è piuttosto ripetitiva e riesce nell’impresa di fare risultare Lady Gaga priva di presenza scenica, con Phoenix che sembra adagiarsi sugli allori nel suo personaggio dalla conflittualità troppo poco sviluppata.
Si potrebbe leggere il tutto come una risposta dello stesso regista a quei fan che hanno adorato il primo film per le ragioni sbagliate ma non è una visione che ci convince fino in fondo.
Aicha, di Mehdi Bersaoui (Orizzonti – Concorso)
Aya ha quasi trent’anni, è una cameriera nella provincia tunisina, insoddisfatta da lavoro, famiglia e amante. Sopravvissuta ad un incidente stradale, viene creduta morta e sfrutta l’occasione per rifarsi una vita a Tunisi.
Seconda presenza del regista tunisino (che ha vissuto in Italia parte della sua formazione) dopo Fils del 2019, il film sfrutta il genere poliziesco/dramma legale per indagare il grande interrogativo della gioventù tunisina post-rivoluzionaria: si deve passare attraverso il male per affermare la propria dignità di esistere? E la morte è una porta necessaria per raggiungere la vita?
Il film però cerca anche di toccare tematiche come la corruzione del sistema giudiziario, la violenza sessuale e l’affermazione, con modi legittimi o meno, del femminile in una società in via di emancipazione. Forse un po’ troppa carne al fuoco.
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