Il viso di pietra Buster Keaton è una delle icone cinematografiche per eccellenza nonché simbolo immortale di uno specifico periodo della storia del cinema.
Il soprannome “Buster” fu coniato da Houdini in persona, il quale, dopo aver visto il piccolo Keaton ruzzolare giù dalle scale, esclamò: “What a buster!” (trd. Che fenomeno!). Non vi fu soprannome più adatto per descrivere quella che diventerà una delle più grandi stelle della slapstick comedy.

“Buster” può anche significare: “demolitore, bambino robusto, rompicollo, eccetera”.
[Buster Keaton]

LA SLAPSTICK COMEDY

La Slapstick Comedy è un sottogenere comico nato in Francia e poi sviluppatosi in America tra gli anni Dieci e Venti del Novecento. In questo periodo i Keystone Studios, gli studi di Mack Sennett, divennero il centro di diffusione e realizzazione di gran parte dei film slapstick. Dalla sua fucina emersero grandi nomi come quelli di Chaplin, Roscoe Arbuckle, Harold Lloyd, i Keystone Cops e Gloria Swanson. Tuttavia, nonostante molti storici del cinema affermino il contrario, Keaton ha più e più volte dichiarato di non aver mai lavorato per “il re della commedia” Sennett.
L’etimologia di Slapstick deriva dall’unione di slap-stick, due termini che accostati indicano il batacchio, ossia il bastone utilizzato dalle maschere della commedia dell’arte per percuotere e, dunque, provocare ilarità.
Le comiche Slapstick erano mute, anche se generalmente accompagnate da un ritmo musicale frenetico e vivace. Erano, inoltre, costruite su situazioni antinaturalistiche, paradossali e assurde, finalizzate a generare il riso attraverso inseguimenti acrobatici, cadute rovinose ed equivoci. La comicità della Slapstick si basa interamente sul linguaggio del corpo, un corpo di gomma che è costantemente messo alla berlina divenendo vittima di gag (bucce di banana, torte in faccia, pugni in testa…), situazioni pericolose al limite del possibile, dalle quali però riesce sempre ad uscire integro come fosse indistruttibile.
Nei primi anni del Novecento erano piccoli filmati di intrattenimento, ma successivamente divennero dei lungometraggi con protagonisti alcuni personaggi iconici, quali Charlot, Fatty e Buster. Con il passare del tempo, le caratteristiche della Slapstick mutarono e si applicarono ad altri generi cinematografici, tra i quali quello d’animazione. Tra casi più noti si ricordano i cartoni di Tom e Jerry, ma anche di Willy il Coyote e Beep Beep e, infine, di Titty e il Gatto Silvestro.

BUSTER KEATON: UNA VITA A ROTTA DI COLLO

Una delle prime cose che notai fu che ogni volta che sorridevo o facevo capire al pubblico che mi divertivo, loro sembravano ridere meno.

Nato da una famiglia di artisti di vaudeville, Joseph Frank Keaton si colloca tra i figli d’arte a pieno titolo. Buster calcò i palchi degli Usa sin dalla tenera età di tre anni portando in scena spettacoli acrobatici insieme ai suoi genitori, Joe e Myra.
Il Vaudeville è un genere teatrale nato in Francia alla fine del Settecento. In America, invece, si trasformò nel Varietà, una tipologia di teatro costituita da coreografie, numeri comici e farseschi, acrobazie e canzoni. Nel corso degli anni, la tradizione del Vaudeville contaminò il lavoro cinematografico di Buster Keaton divenendone uno dei tratti distintivi della sua comicità. Dal Vaudeville, ad esempio, ne deriva la naturale predisposizione di Keaton a rischiare l’osso del collo con i suoi acrobatici numeri da stunt.

Eseguivo cadute azzardate senza farmi male perché avevo imparato il trucco quando ero così piccolo che, in seguito, il controllo del mio corpo diventò puramente istintivo. Se sul palcoscenico non mi sono mai rotto niente è perché ho sempre evitato di ricevere l’impatto di una caduta sulla nuca, alla base della colonna vertebrale, sui gomiti, sulle ginocchia. In quel modo le ossa si rompono. E i lividi, le contusioni, vengono solo se non si sa quali muscoli flettere e quali rilassare.
[Buster Keaton, memorie a rotta di collo]

Per gran parte della sua infanzia e adolescenza Keaton viaggiò per il mondo insieme alla propria famiglia portando i loro spettacoli sui palcoscenici dell’intero globo..  Successivamente, all’età di ventun anni, Buster venne introdotto nell’industria cinematografica come spalla del comico Roscoe “Fatty” Arbuckle, gigante buono e star di punta del momento. In breve tempo i due divennero inseparabili. Il duo lavorò insieme dal 1917 al 1919 sfornando una serie di 15 comiche strampalate ed esilaranti tra le quali The Butcher boy e the Cook.
Accanto alla passione per la recitazione, i due condividevano quella per gli scherzi. Keaton e Arbuckle si divertivano ad idearli e attuarli tra una ripresa e l’altra, a danno di produttori, artisti e attori.  Numerose di queste burle vennero successivamente inserite all’interno delle numerose pellicole che li vedevano protagonisti.

All’inizio degli anni Venti avevamo un sacco di tempo per fare degli scherzi dopo le ore di lavoro. Alcuni dei nostri scherzetti sono ancora considerati dei classici. Li organizzavamo per farci quattro risate. Non usavamo mai quei trucchi crudeli che umiliavano le vittime. I nostri scherzi erano fatti in modo che poi le vittime ridevano con noi. Quest’arte terrena, tra l’altro, spesso è poco compresa. Scherzi veramente elaborati e divertenti sono impossibili da pianificare e da mettere su in un momento. Devono essere preparati con la stessa attenzione dedicata a una scenografia cinematografica, ma devono allo stesso tempo essere prese delle precauzioni per proteggere l’effetto dello scherzo se qualcosa va storto.              

L’astro splendente di Arbuckle però si eclissò molto presto a seguito di un drammatico episodio che lo coinvolse e che lo costrinse ad abbandonare le scene: la misteriosa morte dell’attrice Virginia Rappe, avvenuta il 10 settembre 1921.
Al contrario di molti attori, Keaton ha difeso la buona condotta dell’amico per tutta la vita. Dopo una lunga serie di processi, Arbuckle fu dichiarato innocente nel 1922; tuttavia, era ormai troppo tardi per tornare alla ribalta, Hollywood si era già dimenticata di Fatty Arbuckle. 

In quei primi anni del Novecento, l’industria cinematografica statunitense stava muovendo i primi passi nel panorama mondiale. Hollywood non era ancora la “fabbrica dei sogni” che tutti conosciamo. Le stesse professionalità del settore erano ancora per lo più improvvisate. La figura dello sceneggiatore, ad esempio, era nettamente più fluida e meno definita rispetto al periodo classico. In molti casi erano, infatti, gli stessi attori a seguire la lavorazione del film in tutte le sue fasi. Spesso dirigevano i propri film, scrivevano la sceneggiatura o il canovaccio, attuavano le gag, controllavano la scenografia e, talvolta, lavoravano al montaggio. Come sottolineo Keaton nel suo libro di memorie:” i nostri capi ci chiedevano solo che i film facessero molti soldi e li facevano”.

L’UOMO DI GOMMA DAL VOLTO DI PIETRA

In ogni caso facevo apposta a sembrare infelice, umiliato, perseguitato, tormentato, vessato, stupito, e confuso. Altri attori fanno ridere con le loro battute. Non io. Al pubblico non piacerebbe. E mi sta bene. Per tutta la vita mi sono sempre sentito felicissimo quando gli spettatori si dicevano, guardandomi: – Guarda quel poveraccio –
[Buster Keaton]

Buster Keaton: cadute rovinose, capitomboli, colpi in faccia, percosse, gag, situazioni paradossali e al limite del possibile; tutto ciò era contornato da un viso statuario, lunare, che non lasciava intravedere neanche un barlume di divertimento. Le comiche di Keaton giocavano e sperimentavano con il linguaggio cinematografico attraverso l’uso di figure come la velocizzazione e lo sdoppiamento, ma anche attraverso una narrazione fondata sugli equivoci, gli scambi di identità e i paradossi.  La comicità di Keaton è profondamente intellettuale e fondata sul parossismo, sul proprio corpo di gomma e sulla mimica. E’, inoltre, totalmente diversa da quella di Charlie Chaplin.
A tal proposito, spesso si sente paragonare Buster Keaton a Charlie Chaplin; molti storici arrivano persino a parlare di una presunta “rivalità” tra i due. Al contrario, ritengo che il rapporto tra Buster Keaton e Charlie Chaplin debba essere visto all’insegna della complementarietà e dell’opposizione, e non della competizione. Basterebbe osservare un frame o una fotografia per accorgersi della sostanziale differenza tra questi grandi artisti: l’abito elegante, la serietà, l’imperturbabilità e la rigidità di Buster risultano profondamente in contrasto con l’estro di Charlot, i suoi vestiti larghi, le sue buffe e molteplici espressioni e la camminata tipicamente clownesca. Inoltre, i due personaggi si approcciavano al mondo e ai propri sentimenti in modi completamente opposti: se il timoroso Buster presenta non poche difficoltà ad esprimere i propri sentimenti, al contrario il disinvolto Charlot, anch’esso preda della timidezza e della goffaggine, appare decisamente più tenace e istintivo dinanzi a tali situazioni, finendo spesso per lanciarsi nei pasticci a capofitto. Dunque si può parlare di loro attraverso le parole dei protagonisti di The Dreamers di Bertolucci: “La differenza tra Keaton e Chaplin è come la differenza tra la prosa e la poesia”.

A differenza di Charlot, Buster trae la propria forza dalla sua spiccata e paradossale “espressività”, un’espressività dipinta su un viso malinconico, impostato e all’apparenza apatico e inespressivo. Non per altro negli USA veniva soprannominato Great stone face, la grande faccia di pietra.
Nonostante lo straordinario successo nel periodo del muto, la figura di Buster Keaton finì lentamente nel dimenticatoio con l’avvento del sonoro per poi essere, successivamente, riscoperto e rivalutato negli anni Sessanta.
Per concludere, il personaggio di Buster Keaton si muove in un mondo frenetico in cui è costantemente vittima degli eventi e di una sfortuna che, un po’ come la nuvola di Fantozzi, sembra perseguitarlo ovunque lui vada.
L’elemento centrale delle sue gag era senza dubbio proprio il suo viso malinconico, che lo stesso Keaton descrisse così: “Nel corso degli anni la mia faccia è stata definita triste, priva d’espressione, glaciale, La Grande Faccia di Pietra e, liberi di non crederci, «una maschera tragica»”. E’ anche per questo motivo che, a distanza di cent’anni, Buster Keaton continua ancora a stupirci e a farci ridere con la sua impassibilità scultorea e il suo corpo di gomma.

Questo articolo è stato scritto da:

Benedetta Lucidi, Redattrice