Il cinema si è spesso prestato al racconto e all’analisi del mondo dello spettacolo e in generale del mondo dell’arte e della fama, in cui per arrivare ai vertici sono spesso necessari sacrificio e una dura disciplina, mentre per ritornare nel baratro il più delle volte basta un semplice scivolone.

Un tema esplorato e sviscerato molte volte, che tuttavia non smette mai di essere interessante, e di portare nuovi spunti di riflessione sul grande schermo. Ascese e cadute, scalate al successo e fallimenti si prestano a rappresentare i temi dell’ossessione e della spasmodica ricerca di attenzioni, così come la metafora del palcoscenico – che da sempre è al centro di numerose teorie sociologiche – consente di toccare una grande gamma di tematiche, da quella della costruzione sociale dell’individuo fino a quella del binomio realtà-finzione e della doppiezza dell’Io. 

Tra i film che meglio hanno affrontato queste tematiche sono sicuramente da ricordare Il Cigno Nero, film del 2010 diretto da Darren Aronofsky, e Birdman, uscito nelle sale nel 2014 per la regia di Alejandro González Iñárritu. Sebbene le due pellicole siano molto diverse, sia per stile che per quanto riguarda la vicenda narrata, tra le due è possibile individuare diversi parallelismi che si nascondono, neanche a dirlo, tra le quinte di un teatro.

L’OSSESSIONE E L’AUTOAFFERMAZIONE

And did you get what you wanted from this life, even so?
I did.
And what did you want?
To call myself beloved, to feel myself beloved on the Earth.

E hai ottenuto quello che volevi da questa vita, comunque?
L’ho fatto.
E cosa volevi?
Poter dire a me stesso che sono amato, sentirmi amato qui sulla Terra.
(Raymond Carver, Late Fragment)

Un tema che si impone fin da subito il entrambe le pellicole è quello dell’ossessione, della smania frenetica di perfezione in un caso e di apprezzamento e stima nell’altro. 

Ne Il cigno nero Nina (Natalie Portman) è una giovane ballerina all’inizio di una promettente carriera, ma è piena di insicurezze e ansie. Quando però viene scelta dal direttore della sua compagnia come prima ballerina per interpretare sia il cigno bianco che il cigno nero in una versione rivisitata del Lago dei cigni, la dedizione e la costanza di Nina si trasformano in mania e ossessiva ricerca della perfezione. 

Allo stesso modo il protagonista di Birdman, Riggan Thomson (Michael Keaton), è ossessionato dal bisogno di ricevere approvazione e riconoscimento per il suo lavoro. Diversamente dal personaggio della Portman, Riggan è una celebrità nota ma ormai nella parabola discendente della sua carriera, un attore che cerca di reinventarsi nel teatro per scrollarsi di dosso il suo personaggio più celebre, il supereroe Birdman, e che è determinato ad appagare il suo ego guadagnando stima come interprete di spessore e non solo come fenomeno da botteghino.

Nell’ambiente tossico e competitivo che sa essere il mondo dello spettacolo, l’ascesa di Nina e la caduta di Riggan si incontrano a metà in un punto di follia esasperata, di visioni e allucinazioni, di sospetti e relazioni malate. Mentalmente instabili, entrambi vivono nell’attesa della sera della prima dei loro spettacoli, struggendosi per il giudizio altrui ma ancor più distruggendosi per il loro stesso giudizio, per la competizione con gli altri e – soprattutto – con sé stessi. 

Un ulteriore parallelo, in questo loro percorso di autoaffermazione, è costituito dalle figure tossiche che li circondano. In particolar modo è interessante notare come entrambi i film esplorino il tema del rapporto disfunzionale genitore-figli. Nina vive con una madre soffocante, che ha instaurato con la figlia un rapporto morboso fatto di aspettative esasperate (che dovrebbero compensare un passato personale fallimentare), invidia e opprimente protezione; Riggan invece lavora con sua figlia Sam, ex tossicodipendente, per la quale è stato un padre assente e con cui non riesce ad instaurare un vero dialogo e che mal sopporta il bisogno del padre di ritornare in auge.

LO SDOPPIAMENTO DELL’IO TRA REALTÀ E FINZIONE

Per tutta la durata delle vicende, sia Riggan che Nina si trovano a fare i conti con il loro doppio, con la parte più forte e oscura di loro stessi che spesso e volentieri tormenta le loro menti o si impadronisce delle loro azioni. 

Il doppio di Nina, sensibile e fragile, è un il cigno nero, feroce ed erotico, che rappresenta tutto ciò che Nina non è, tutto ciò che le manca per raggiungere la perfezione sul palco e per riuscire ad affermarsi nella vita. Incarnato inizialmente da Lily, bellissima e sensuale rivale di Nina, il cigno nero è protagonista dei deliri psicotici della protagonista e finirà per prendere il possesso del suo corpo in un inquietante e distruttivo sdoppiamento di personalità. 

Dall’altra parte, invece, il doppio di Riggan è proprio Birdman, la cupa voce insistente che perseguita l’attore direttamente dal suo passato e che non perde occasione per ricordargli quanto si stia rendendo ridicolo mentre cerca di infilarsi in un ambiente che non gli appartiene e che sembra non volerne sapere niente di lui. Il supereroe è la versione di successo dell’attore, una versione deformata che vuole rappresentare l’ego del personaggio, tutto ciò che era e da cui forse cerca di scappare.

In entrambi i casi, attore e personaggio finiscono per fondersi e confondersi e la confusione tra realtà e finzione, tra palcoscenico e vita vera è resa ancora più evidente dalla metamorfosi fisica che attende Nina nel suo attimo di raggiungimento della perfezione e che si intravede nel viso sfigurato, quasi a becco di uccello, di Riggan al termine del film.

Due percorsi inversi –   se vogliamo –  che procedono o retrocedono verso un’autorealizzazione distruttiva, e due personaggi che lottano e implorano per un po’ di amore, per degli applausi a scena aperta e per sconfiggere o forse arrendersi a dei demoni capricciosi e oscuri, che possiedono tutta la vanità di un mondo in cui neanche essere al vertice è mai abbastanza.

Questo articolo è stato scritto da:

Anna Negri, Redattrice