In occasione dell’uscita del cortometraggio I Misteri di Porto Longone, diretto da due giovani registi elbani, abbiamo intervistato Matteo Sardi, co-regista dell’opera insieme a Michael Monni.

Ciao Matteo, da dove vogliamo iniziare?

Matteo: Ciao, direi di partire dall’inizio. Ho conosciuto Michael Monni quando io avevo circa 12 anni. Eravamo entrambi cinefili incalliti e passavamo le giornate a parlare di cinema e a scambiarci i DVD. Lui, un paio di anni più grande di me, aveva già girato qualcosina, cose assurde come Sterminator. Poi insieme abbiamo realizzato alcuni corti. Ovviamente erano filmati agghiaccianti, con Michael inseguito da me vestito da mostro, e ormai sono andati tutti perduti, duravano tutti un quarto d’ora circa.

E poi avete deciso di realizzare i vostri primi cortometraggi veri e propri?

M: Circa nel 2012 abbiamo iniziato il progetto di No Way Out. Se prima giravamo improvvisando le scene stavolta avevamo scritto una vera e propria sceneggiatura, rigorosamente di notte in un giardino vicino casa di Michael. No Way Out era la storia (molto originale) di ragazzi che visitano una villa in cui uno scienziato pazzo conduceva esperimenti psichiatrici e che materializza le peggiori paure dei nostri protagonisti. La giravamo nei pomeriggi, dopo la scuola e ci abbiamo messo un anno a finirlo.

Però ne è valsa la pena?

M: Eh sì. Siamo stati messi in contatto con Paolo Chillè, penna piuttosto nota sull’Isola d’Elba, e certo due ragazzini di nemmeno sedici anni che girano un film intero su un’isola non passano inosservati.

Il film è stato proiettato al cinema di Portoferraio, e vedere trecento persone che applaudono il tuo lavoro è stata una sensazione magnifica.

E così non vi siete più fermati.

M: Esatto, dopo No Way Out è arrivato Mad World, thriller horror che narra la storia di 4 cugini, due coppie di fratelli, che si riunivano per una gita nel bosco dopo che i loro padri avevano affrontato un duro litigio. Peccato che il bosco fosse oggetto di una tetra leggenda. Fu un bel passo in avanti a livello di costruzione della storia, ma il vero punto di svolta fu Quel maledetto Colpo

Perché?

M: Fu una vera impresa realizzarlo, durava più degli altri (un’oretta e un quarto contro i 40-50 minuti dei precedenti), un attore mollò durante le riprese. Michael a causa di uno sbalzo di corrente perse tutto il file del film quasi completo e abbiamo dovuto girarlo di nuovo dall’inizio. Alla prima proiezione, in cui i posti a sedere erano esauriti e molti spettatori erano in piedi, il film si bloccò, siamo corsi a casa tra gli applausi imbarazzati del pubblico per sostituire la copia, e tutto risolto in un quarto d’ora. Ma lì abbiamo capito che volevamo fare sul serio.

Ed è arrivato Aria dell’Elba…

M: La lavorazione di Quel Maledetto Colpo è durata tre anni, quindi da che eravamo praticamente dei bambini ci siamo trovati quasi ventenni. Volevamo realizzare qualcosa di più solido, e abbiamo scelto di scrivere un progetto di durata minore, per concentrare tempo e soldi, e per sfruttare di più il circuito dei festival. Gli altri film erano stati proiettati in serate benefiche e poi caricati sul web.

Abbiamo conosciuto Nicola Parini, un giovane attore ora al Centro Sperimentale a Roma, e abbiamo deciso di costruire il protagonista sulla sua figura. La sceneggiatura la scrivevamo in videochiamata perché nel frattempo io mi ero trasferito a Londra. Siamo stati velocissimi perché eravamo davvero ispirati, tra gennaio e marzo del 2018 abbiamo scritto Aria dell’Elba e abbiamo girato in estate. La storia del giovane inventore Alfredo Ceccarini ha conquistato molti spettatori, girato molti festival e vinto alcuni premi, (Miglior Attore e Miglior Cortometraggio nella Categoria “Ambiente e Natura” al Cinefutura Fest di Roma, Miglior Regia, Miglior Film Indipendente e Miglior Sceneggiatura Originale ai New York Film Awards, Miglior Cortometraggio Indipendente  Los Angeles Film Awards, Miglior Cortometraggio Italiano  e Miglior Cortmetraggio di Ispirazione all’Oniros Film Festival. Ora siamo anche su Chili e sul catalogo Prime Video in inglese.

E siete stati contattati per I Misteri di Porto Longone?

M: Esatto, ed è la nostra prima esperienza con una produzione vera e propria, e con una sceneggiatura non nostra. I Misteri di Porto Longone è infatti tratto dal romanzo omonimo di Luca Colferai e Roberto Bianchin ed è ambientato proprio all’Elba, la sceneggiatura è stata adattata da Paolo Baiguera. È stata un’esperienza magnifica, avere una vera troupe, un vero reparto di fotografia, attrezzature professionali e attori professionisti. Un set vero in cui ogni persona si muove per realizzare lo stesso obiettivo, e stava a me e Michael decidere il risultato finale.

E quale sarà il prossimo passo?

M: ora cercheremo di spingere il più possibile il film nel circuito dei festival, e completeremo la sceneggiatura di un lungometraggio che abbiamo in programma. Se non troveremo i finanziamenti per produrlo, beh, proveremo con un nuovo corto. Abbiamo ancora dei limiti come artisti, se guardo un film di Sorrentino penso che non sarò mai come lui. Ma magari ogni regista lo ha pensato guardando i suoi maestri, chissà.

Sorrentino è una delle tue ispirazioni?

M: assolutamente sì, come Woody Allen, i fratelli Coen, Wes e Paul Thomas Anderson, tarantino. Cerco di ispirarmi a loro anche attraverso l’ironia, col dovuto rispetto. Se magari molti registi traggono molte ispirazioni dalla letteratura o dalle arti, io vivo di puro cinema. Mi piace leggere e ascoltare musica ma mi limito a pochi artisti, mentre divoro ogni cosa che passa in sala. 

Ed è proprio la sala il luogo in cui vuoi vedere i tuoi film?

M: Sì, voglio che raggiungano il grande schermo e che non siano confinati in casa. Voglio immaginare persone che guardano il mio film tutte nello stesso luogo mentre io faccio altro. Con Michael abbiamo sempre condiviso ogni esperienza artistica e continueremo insieme come due calciatori che iniziano a giocare al campetto insieme e sognano di vincere i Mondiali insieme.

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Nicolò Cretaro, Redattore