“Ma come ve lo devo spiegare che so’ allegra, che ho la ruzza, che rido e che esse’ la Magnani mi diverte da morì!”
Anna Magnani è il volto del Nostro cinema e simbolo della romanità cinematografica per eccellenza. È conosciuta affettuosamente con il nomignolo “Nannarella” e definita dai più come l’anti-diva, data l’estrema naturalezza con cui si mostrava in pubblico, nel vestire, nell’atteggiamento e nei segni del tempo sul volto.
Nacque a Roma il 7 marzo 1908 e la sua crescita fu caratterizzata dall’assenza del padre. Quando era molto piccola, la madre decise di affidarla alla nonna materna per andare in Egitto con un nuovo amore, un facoltoso austriaco. Solo da adulta, dopo aver effettuato delle ricerche sull’identità del padre, scoprì di avere origini calabresi e che il suo cognome avrebbe dovuto essere Del Duce. L’attrice ironizzò poi su questa scoperta, affermando di aver interrotto le ricerche perché non voleva passare come “la figlia del Duce”.
INIZIO DELLA CARRIERA
Grazie alla nonna materna, si iscrisse al Conservatorio Santa Cecilia per studiare pianoforte. In questi anni riuscì anche ad andare a trovare la madre in Egitto, pur ritornando estremamente delusa a causa della mancata costruzione dell’affettuoso rapporto madre-figlia in cui tanto sperava. Così, nel 1926, si iscrisse alla Reale Scuola di recitazione Eleonora Duse, che all’epoca vantava insegnanti quali l’attrice Ida Carloni Talli per il corso di recitazione e Silvio D’Amico per il corso di storia del cinema. Durante i vari saggi Anna fu ben presto notata, dimostrando le sue potenzialità nel teatro leggero e di rivista. Da questo momento le esperienze al teatro si moltiplicarono, riuscendo a collaborare ad esempio con i fratelli De Rege e nel 1941 a lavorare in una fortunata serie di spettacoli con Totò. L’attore e regista statunitense Ben Gazzara provava profonda ammirazione nei confronti della coppia e in particolare della Magnani:
“Anna Magnani era una donna straordinaria, una donna eccezionalmente vitale, eppure a suo modo dolce e tenera, tanto è vero che mostrava nei miei confronti un’affettuosità commovente. […] Totò non era meno straordinario della Magnani, sia come attore sia come uomo. La Magnani e Totò formavano una coppia inimitabile, irripetibile. Improvvisavano in una maniera così spontanea, così creativa, da fare rivivere la commedia dell’arte.”
DEBUTTO CINEMATOGRAFICO
Non ci è voluto molto tempo affinché un talento fuori dall’ordinario come quello della Magnani arrivasse al cinema. In particolare, il debutto cinematografico avvenne grazie a Nunzio Malasomma in La cieca di Sorrento (1934). L’anno seguente sposò il regista Goffredo Alessandrini, relazione destinata a non durare a lungo, con la separazione che giunse 5 anni dopo.
Nel 1941 fu Vittorio De Sica ad assegnarle il primo personaggio di rilievo al cinema, proponendole l’interpretazione di Maddalena Prima detta ‘Loletta’, una cantante di varietà, in Teresa Venerdì. Due anni più tardi, interpretò il ruolo di Elide, una verduraia, in Campo de’ fiori con Aldo Fabrizi (M. Bonnard, 1943). Nel frattempo, il 23 ottobre 1942 nacque il suo primo figlio Luca, dalla relazione con Massimo Serato, grazie alla quale fu capace di ritrovare la leggerezza di cui aveva bisogno. Tuttavia Serato la abbandonò alla notizia della gravidanza e per questo motivo la Magnani pretese di dare il suo cognome, proprio come la madre aveva fatto con lei, perché “non ha bisogno di uomini che le stiano accanto”.
L’interpretazione di Pina in Roma città aperta (R. Rossellini, 1945) fu la svolta per la sua carriera di attrice, una delle opere più celebri del regista e considerato il manifesto del Neorealismo italiano. Tutti noi ricordiamo ancora oggi vividamente le grida di Pina mentre insegue il camion che porta via il marito appena catturato dai tedeschi, una delle scene più celebri del Neorealismo, se non della storia del nostro cinema. Anna Magnani fu così capace di dare un volto femminile alla Resistenza contro i tedeschi e alle sofferenze delle donne che troppo presto rimanevano vedove. Il film le permise di conquistare una notorietà internazionale, consacrandola allo stesso tempo come una delle attrici più importanti del panorama italiano, e le valse il suo primo Nastro d’argento come miglior attrice non protagonista. Ungaretti a proposito della sua interpretazione affermò:
“Ti ho sentito gridare Francesco dietro un camion e non ti ho più scordato”.
I ruoli interpretati da quel momento furono sempre più numerosii numerosi. Nel 1948 interpretò Nannina in L’amore, un film diretto da Rossellini diviso in due episodi: Una voce umana e Il miracolo, a cui partecipò nel caso di quest’ultimo anche il regista Federico Fellini. Qualche anno più tardi collaborò anche con Luchino Visconti per il film Bellissima (1951), opera in cui il regista abbandonò il Neorealismo in favore di una descrizione delle borgate romane attraverso la figura di Maddalena (Anna Magnani). Maddalena è una madre che tenta di far entrare la figlia Maria nel mondo del cinema, una chimera che talvolta sfrutta l’ambizioso tentativo dei più deboli di raggiungere uno status più elevato. Alla Magnani venne così affidato il ruolo di una donna che, dopo aver toccato con mano la crudeltà a cui può portare il desiderio sfrenato di riscatto, abbandona con orgoglio la partita.
La consacrazione all’estero arriva nel 1956 con il premio Oscar come migliore attrice protagonista per La rosa tatuata (1955) del regista statunitense Daniel Mann, diventando la prima interprete italiana a riceverne uno. Il film le fece inoltre vincere il premio Bafta come miglior attrice internazionale dell’anno e il Golden Globe come migliore attrice in un film drammatico. Nell’intervista all’indomani della vittoria, affermò che credeva fosse tutto uno scherzo.
Tuttavia, nonostante Hollywood le avesse aperto le porte, il desiderio di appartenere a Roma non la abbandonò mai, fattore che la spinse a non lasciare la città, affermando in particolare di ritrovare sé stessa a Trastevere: “Dove sono soltanto Nannarella, quella vera, sboccata e trasandata”.
Negli anni Sessanta iniziò la collaborazione con Pier Paolo Pasolini, che la scritturò per Mamma Roma (1962), film per la quale sia l’attrice sia il regista furono duramente criticati: lei perché considerata un’attrice dalla personalità indomabile ed esuberante, lui perché ritenuto scomodo e reazionario, per lo più incapace di conciliare una personalità forte come quella della Magnani con altri attori presi direttamente dalla strada. Inizialmente ci furono incomprensioni e inevitabili difficoltà date dal lungo percorso artistico che entrambi avevano oramai alle spalle, ma ben presto subentrò la cordialità e l’amicizia. Pasolini aveva pensato al personaggio di Mamma Roma in funzione della Magnani: non poteva che essere lei. Dall’altro lato, lei pensava che questa fosse l’occasione per ritornare all’attenzione del grande pubblico, in modo la Magnani di Roma città aperta si reincarnasse in quella di Mamma Roma. Dopo questo film, molti critici acclamaronoil ‘grande ritorno di Nannarella’, ma lei replicò che nella sua carriera aveva sempre accettato solo ruoli che riteneva adatti alla sua persona. Per puro caso, una sera aveva incontrato Pasolini che aveva in mente questa storia da raccontare e lei ne era rimasta affascinata.
CAMEO E SCOMPARSA DELL’ATTRICE
La sua ultima apparizione cinematografica risale al 1972, in un cameo fortemente voluto da Federico Fellini in Roma, un personale omaggio alla Città Eterna. In quei pochi secondi, risponde alle domande di Fellini e conclude congedandolo in romanesco: “Nun me fido! Ciao, buonanotte!”. Questo fu il suo addio al mondo del cinema: si spense un anno dopo, il 26 settembre 1972, all’età di 65 anni. A 50 anni dalla sua scomparsa, continua ad essere ammirata e celebrata in tutto il mondo: un’interprete dall’animo ribelle, con un’incredibile gioia di vivere e un’inimitabile risata; uno sguardo che era in grado di essere nostalgico e beffardo allo stesso tempo.
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