“La pace è una menzogna, c’è solo la passione

con la passione ottengo forza

Con la forza ottengo il potere 

Con il potere ottengo la vittoria 

Con la vittoria spezzo le mie catene

La Forza mi renderà Libero” 

Il Codice dei Sith

Star Wars è, senza dubbio, uno dei prodotti cinematografici più famosi della storia del cinema. L’eterna lotta tra Jedi e Sith, infatti, ha appassionato e continua ad appassionare ancora oggi milioni di spettatori in tutto il mondo.

Oltre agli incrociatori galattici e alle spade laser, diventate ormai cult, la saga creata da George Lucas è un’epopea pregna di filosofia e di tematiche universali, come ad esempio  la contrapposizione tra il Bene e il Male, il confronto con il Divino, l’individualità che si scontra con la comunità.

Esempio chiarissimo di quest’ultimo tema è sicuramente Anakin Skywalker, personaggio che è archetipo della ribellione dell’Io contro i confini imposti dalla collettività.

Tutta la parabola del giovane protagonista può essere letta come un tentativo di autoaffermazione, in un contesto nel quale l’individualità viene sacrificata in nome della totalità, in cui ogni esistenza è al servizio di un Potere superiore.

I Jedi, infatti, vivono seguendo un codice fortemente finalizzato alla salvaguardia del Bene comune, sacrificando qualsiasi tipo di desiderio personale. Ad ogni Padawan viene chiesto di rinunciare per sempre alla propria volontà individuale per farsi strumento della Forza, concetto che richiama fortemente l’ascetismo religioso orientale, e questa abnegazione totale di sé porta i Jedi alla completa pace dello spirito, l’assenza di emozioni significa, per loro, assenza di conflitto.

Anakin, al contrario, non riesce a sottomettersi a questa visione dogmatica del mondo, in quanto egli vuole plasmare la realtà unicamente sulla propria individualità e sulla propria passionalità. Il giovane Skywalker, infatti, nel violare le leggi Jedi non riconosce nulla di immorale o di pericoloso, ma solamente la piena realizzazione del suo ribellarsi contro l’ordine imposto.

Questo concetto si collega fortemente ad un’altra caratteristica fondamentale del personaggio, ovvero la volontà di andare oltre i limiti e di conoscere ciò che è sconosciuto.

Anakin, infatti, è un uomo che non riesce ad accontentarsi della dottrina Jedi e delle risposte che essa offre, egli desidera scoprire individualmente la Forza nella sua totalità, in una ricerca filosofica dell’Assoluto.

Questo sentimento genera nel protagonista un conflitto tra l’aspirazione ad innalzarsi spiritualmente al livello degli altri Maestri e la spinta impulsiva che lo spinge ad abbandonarsi ai propri desideri, usando le sue stesse parole: “Non sono il Jedi che dovrei essere, voglio di più e so che non dovrei.”.

È importante sottolineare, però, come la ricerca di una conoscenza e di un potere maggiore non abbiano radici nella bramosia smodata fine a sé stessa. Anakin, infatti, è mosso da sentimenti nobili come la volontà di proteggere le persone che ama, come Padme e sua madre, e la necessità innata di andare oltre i limiti per comprendere l’Infinito.

In quest’ottica il passaggio di Skywalker al Lato Oscuro rimanda fortemente al Patto con il Diavolo nel mito di Faust. Nell’opera di Goethe, infatti, l’uomo messo di fronte alla possibilità di ottenere un sapere infinito è disposto a vendere la propria anima al Male, così come Anakin per raggiungere l’Assoluto e per affermare la sua indipendenza come individuo è pronto a tradire ciò in cui crede.

Simbolico in questo senso è anche il cambio di nome del protagonista. Diventando Darth Vader, infatti, Skywalker rifiuta definitivamente tutti i dogmi Jedi, che dal suo punto di vista lo incatenavano in una comunità soffocante, per liberare finalmente il suo Io e modellare la realtà sulla sua individualità.

Facendo ciò Anakin distorce il senso stesso di Bene e Male, forgiandolo solamente sulla sua percezione di ciò che è giusto e sbagliato. Distruggendo la Repubblica e fondando l’Impero, che egli stesso chiama “il Mio Impero”, il giovane Sith è convinto di aver finalmente riportato la pace e l’equilibrio nella galassia, affermando che d’ora in poi tutto sarà come lui lo vuole e imponendo la sua soggettività sulla collettività, ogni cosa sarà perfetta e armoniosa.

Lo scontro finale tra Skywalker e Obi Wan Kenobi rappresenta dunque, in quest’ottica, la battaglia ideologica tra Individualismo e Moralismo collettivo, uno scontro tra opposte visioni della vita.

Il maestro Jedi infatti rappresenta tutto ciò che Anakin non è. Kenobi è la metafora di una visione oggettiva della realtà, è l’abnegazione della persona in funzione del collettivo e il sacrificio di sé stessi in nome di un Bene morale superiore. Al contrario il suo vecchio allievo è l’affermazione del soggettivismo sopra qualsiasi altra cosa, la prevaricazione dell’Io sull’Assoluto che piega il mondo alla propria individualità.

Questo conflitto eterno è la chiave di volta per interpretare la guerra infinita tra Sith e Jedi, ovvero la visione opposta di due entità che convivono nella Forza, due lati della stessa medaglia,  in una sorta di Yin e Yang necessario per mantenere l’equilibrio nell’universo.

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Alessandro Catana, Redattore