L’adattamento di Alice nel Paese delle Meraviglie di Jan Švankmajer non salta subito alla mente quando si parla degli adattamenti di Lewis Carroll, eppure è tra quelli più interessanti e fedeli -almeno nello spirito- al libro dello scrittore inglese.

Uscito nel 1988, Alice è il primo lungometraggio di Jan Švankmajer, autore già di numerosi cortometraggi in cui il cineasta ceco unisce sperimentazioni nell’animazione in stop-motion ad interpretazioni di attori che interagiscono con gli oggetti inanimati. Švankmajer non crea un adattamento completamente fedele del testo letterario, ma si ispira ad esso nei personaggi e negli episodi raccontati -non a caso il titolo originale Něco z Alenky letteralmente significa Qualcosa di Alice- per creare qualcosa di assolutamente innovativo e originale.

ALICE NELLA CASA

Il Paese delle Meraviglie immaginato da Jan Švankmajer è un mondo allo stesso tempo familiare e alieno: alieno rispetto alle varie interpretazioni che se ne sono fatte nel corso del tempo dai vari adattamenti cinematografici, ma alieno anche rispetto alle aspettative che sono state create dagli adattamenti stessi di un mondo colorato e divertente, popolato da personaggi buffi e simpatici.

L’introduzione ambientata sulla riva di un ruscello, in cui Alice sfoglia le pagine di un libro e viene immediatamente redarguita dall’adulto (la madre o la sorella maggiore), è l’unica scena ambientata nel mondo “esterno”: da quel momento e con rare eccezioni, l’inconscio di Alice la fa navigare in un Paese delle Meraviglie racchiuso nelle mura domestiche, fatto di stanze ingombre di mobili o dipinte come teatri di marionette; stanze che hanno ben poco di rassicurante e sembrano un paesaggio, appunto, alieno ma familiare allo stesso tempo.

Ma la differenza tra il Pese delle Meraviglie “in interni” e il mondo esterno e reale rappresentato dalla scena con il personaggio adulto -di cui non si vede il volto- è in realtà pretestuosa: il ritmo del viaggio e degli di Alice è quello del sogno, che giustappone azioni e ambientazioni senza una logica narrativa e senza una morale, che confonde esterno ed interno, vita e morte, realtà e fantasia.

Finora tutti gli adattamenti di Alice l’hanno presentato come una fiaba, ma Carroll ha scritto il libro come fosse un sogno. Mentre una fiaba ha in sé un aspetto educativo […], il sogno è espressione del nostro inconscio, dei nostri più segreti desideri, senza considerazione per le inibizioni razionali e morali, perché guidato dal principio del piacere. Il mio Alice è un sogno realizzato.

(Jan Švankmajer)

IL LATO MACABRO DEL PAESE DELLE MERAVIGLIE

E così è la fantasia di Alice ad animare gli abitanti di questo Paese delle Meraviglie in miniatura, qui “interpretati” da scheletri, pupazzi, marionette, animali impagliati e oggetti di uso quotidiano che si trasformano nel Bianconiglio, nella Lepre Marzolina e nel Cappellaio Matto, spinti da un’irrazionale ed eccessiva aggressività nei confronti di Alice -insolita per gli altri adattamenti ma sempre presente nel testo di Carroll-.

È un idea del Paese delle Meraviglie indissolubilmente legata alla morte e allo scorrere delle cose, ma anche al cibo, altro tema del cinema di Jan Švankmajer che assume una connotazione inquietante (come il Bianconiglio che, essendo impagliato, si ingozza di segatura che riversa poi per terra a causa di uno strappo nella cucitura sull’addome). È un film di continue trasformazioni: dall’inanimato all’animato e viceversa tramite la tecnica dello stop-motion, ma anche la “morte” e rinascita di Alice che si trasforma a sua volta in bambola e viene intrappolata in una bozza per poi rinascere come persona “adulta” che agisce invece di subire.

Ma per quanto popolato da figure inquietanti, o forse proprio per questo, l’adattamento di Jan Švankmajer è forse uno dei pochi davvero ad altezza di bambino: se la maggior parte degli adattamenti del libro di Carroll si limita a riproporre, con alterni risultati, il folle immaginario del suo autore e i suoi stravaganti personaggi con una patina adatta ai bambini, lo sguardo di Švankmajer si immedesima fino in fondo nello sguardo infantile che trasforma la quotidianità in qualcosa di meraviglioso, spaventoso, inquietante e perturbante.

Questo articolo è stato scritto da:

Valentino Feltrin, Redattore