Non amo quando mi definiscono. Nemmeno io sarei in grado di farlo

Alba Rohrwacher, classe 1979, è un’attrice italiana che nel corso della sua carriera ha avuto modo di recitare in film celebri e ha collaborato con registi di fama internazionale. È nota in particolare per aver prestato il volto a personaggi fragili e introversi, caparbi e talvolta atipici, riuscendo a conquistare il plauso della critica italiana e internazionale. Ad oggi, è considerata una delle attrici più talentuose del panorama cinematografico nazionale.

Sorprendentemente, il mestiere d’attrice non è stata la sua prima scelta. O per meglio dire, è stato necessario provarne altri prima di realizzare che questo fosse la carriera più adatta a lei. Dopo aver frequentato per tre anni la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Firenze, si rese conto che non era il tipo di sfida che ricercava, abbandonando quindi il corso una volta ammessa al Centro sperimentale di cinematografia. Qui ha trovato la sua dimensione e ha compreso che per lei era vitale sperimentare con il proprio corpo.

L’esordio e la collaborazione con prestigiosi registi

Dopo aver preso parte a vari spettacoli teatrali, Il debutto sul grande schermo è avvenuto nel 2002 in L’ora di religione, regia di Marco Bellocchio con cui successivamente ha collaborato in altri tre film.

L’anno di svolta per la sua carriera è stato però il 2007, periodo in cui ha affidato il suo talento ad alcuni dei nomi più autorevoli del cinema italiano: Daniele Lucchetti per Mio fratello è figlio unico (2007), Silvio Soldini per Giorni e nuvole (2007), Pupi Avati per cui ha interpretato Giovanna in Il papà di Giovanna. Quest’ultimo è un personaggio a cui dice di essere molto legata: una ragazza fragile e insicura che ha un rapporto molto conflittuale con la madre, portata sullo schermo al meglio grazie alle indicazioni e ai consigli che Avati e Silvio Orlando le davano sul set. 

Nel 2010 è avvenuto l’incontro con Saverio Costanzo in occasione de La solitudine dei numeri primi, film che ha rappresentato per lei una vera e propria sfida, che le è valso un Nastro d’argento come miglior attrice. Costanzo, a cui fu affidato l’adattamento cinematografico del celebre libro di Paolo Giordano, chiese a lei e Luca Marinelli di mettere in atto una vera e propria metamorfosi che partiva dal corpo; la Rohrwacher in particolare perse molto peso, un elemento fondamentale affinché potesse arrivare all’animo del personaggio.  

Da questo momento in poi si moltiplicarono le partecipazioni a pellicole di produzione nazionale e internazionale e i riconoscimenti per i ruoli interpretati, diventando così una delle attrici più richieste del cinema italiano. Lungo la sua carriera ha potuto collaborare con registi che, secondo le sue parole, hanno saputo educare e nutrire la sua visione del cinema e dell’arte. Per lei, infatti, prima di conoscere la storia a cui prenderà parte, è fondamentale l’incontro con il regista.

Per l’attrice non sono mancati i ruoli particolarmente complessi e, non nega, che uno degli aspetti più importanti del suo mestiere è proprio quello di cogliere le sfide che questo le pone. Definisce infatti “una scelta spericolata” la sua interpretazione in Vergine giurata (L. Bispuri, 2015) e in Hors-saison (S. Brizé, 2023). Nella prima pellicola interpreta Hana, un’orfana albanese accolta in casa di un montanaro la cui famiglia vive secondo le regole di una cultura arcaica che mortifica la femminilità, per questo prende la drastica decisione di trasformarsi in una vergine giurata, assumendo quindi un’identità maschile.

La seconda è una raffinata commedia francese il cui protagonista è Mathieu, un attore che ha abbandonato nella fase delle prove quella che doveva essere la sua prima esperienza teatrale. Cerca rifugio in una spa ed è lì che incontra Alice (interpretata da Rohrwacher) con cui aveva avuto una relazione quindici anni prima. Il ruolo di Alice, colei che sgretola le certezze del divo, ha portato Alba fuori dalla comfort zone, ma la sua interpretazione è risultata particolarmente riuscita grazie al sostegno di Brizé, con cui sin da subito ha percepito una particolare sintonia professionale. 

Nel mio lavoro ci si affida e si dona qualcosa, e quando ci si rende conto che quanto dato verrà ben conservato, questo ha del miracoloso: sul set c’è stato un processo creativo di totale armonia e io mi sono persa totalmente nel racconto. L’audacia del regista ha avuto la forza di mettermi in pericolo emotivamente ed io sono stata al gioco con grande fiducia”, ha affermato. 

La critica è stata unanime nel definirla eccezionale.

Sebbene una delle caratteristiche più apprezzate di Alba Rohrwacher sia la sua capacità di giocare con il suo corpo e renderlo molto espressivo, è nota e apprezzata anche per la sua voce pacata, dolce ed espressiva allo stesso tempo. È stata per questo chiamata a registrare degli audiolibri di narrativa, tra cui Divorare il cielo di Paolo Giordano. Ciò le permette di sperimentare con la sua voce, producendo diverse sfumature e toni per i vari personaggi.

Nel ruolo della madre “sbagliata”

Con il tempo, la sua vita professionale si è intrecciata sempre di più con quella privata. La sorella Alice è oramai una regista affermata nel panorama italiano e non sono mancate le collaborazioni tra le due sorelle. Una delle opere più significativa per la quale hanno collaborato è Le meraviglie (Alice Rohrwacher, 2014), che racconta la vita di una famiglia nella campagna toscana, in cui Alba interpreta la madre. È inevitabile notare i riferimenti autobiografici per le due sorelle, cresciute nella campagna umbra da un padre apicoltore e una madre a capo di una piccola azienda che produce miele. Tuttavia, sebbene la vita in campagna messa in scena nel film sia piuttosto dura, la famiglia Rohrwacher non ha mai fatto esperienza di tali condizioni disagiate. L’intento della regista era però rappresentare anche questo aspetto complicato della vita in campagna per evitarne l’idealizzazione.

Non è la prima volta che Alba interpreta il ruolo della madre, come nel recente Tre Piani (N. Moretti, 2021) in cui presta il volto a Monica, “schiacciata dalla maternità gestita in solitudine, che scivola nella follia e non riesce a salvarsi”.

Partecipa anche a Marcel! (J. Trinca, 2022), storia di una madre, una figlia e un cagnolino di nome Marcel. La madre è un’artista di strada che mette in scena il suo stretto rapporto con il cane, mentre è totalmente anaffettiva nei confronti della figlia, la quale fa di tutto per attirare la sua attenzione. Questo ruolo ha dato ad Alba la possibilità di mettersi in gioco ancora una volta nel ruolo della madre, anche se si tratta di un personaggio a cui mancano le caratteristiche tipiche di questa figura: è fuori dagli schemi, imprevedibile e alterna momenti di crudeltà e altri di dolcezza. 

Alla luce di questi personaggi a cui ha prestato il volto, l’attrice reputa che sia importante dare voce anche agli aspetti più contraddittori della maternità, alle madri che spesso vivono la contraddizione interiore tra il profondo amore provato per i figli e la spinta a non tradire la propria vocazione.

Conclusione

Se è vero che più volte ha compiuto delle scelte “spericolate”, non si può dire che non siano state ben ricompensate. L’attrice, infatti, nel corso della sua carriera ha vinto numerosi premi, tra cui due David di Donatello, due Nastri d’argento, due Golden Globe e tre Ciak d’oro. Proprio in questi giorni è in sala con Finalmente l’alba! (S. Costanzo, 2023), in cui l’attrice interpreta Alida Valli a fianco di un cast internazionale composto da Lily james, Rebecca Antonaci, Joe Keery e Willem Dafoe.

Il suo talento è ormai ampiamente riconosciuto dalla critica e dal pubblico, e noi siamo pronti a continuare a stupirci e ad emozionarci di fronte alle sue interpretazioni.

Alessia Agosta
Alessia Agosta,
Redattrice.