A Christmas Carol, tratta dall’opera letteraria di Charles Dickens, è una storia diventata un vero e proprio simbolo del periodo natalizio. 

IL ROMANZO

Charles Dickens (1820-1870) è uno dei romanzieri più importanti di tutti i tempi. Potremmo dire che i suoi romanzi sono degli evergreen, racconti indubbiamente figli della sua epoca per le tematiche trattate, ma il cui messaggio è sempre attuale. In effetti è proprio questo il bello dei classici, da essi si impara sempre qualcosa di nuovo e ad ogni rilettura si possono trarre nuovi spunti di riflessione. 

A Christmas Carol è stata pubblicata nel 1843 nella raccolta The Christmas Book. Fu pubblicato in edizione di lusso, con rilegatura rigida di velluto rosso a bordi dorati. L’opera si impose sin da subito come un grande successo: il 24 Dicembre 1843, nonostante fosse in libreria da pochi giorni e avesse un costo elevato, il racconto aveva venduto 6.000 copie, un vero record per l’epoca. 

Il romanzo racconta la storia di Ebenezer Scrooge, un anziano banchiere perfido e avaro, interessato solo al denaro, che vede il periodo natalizio solamente come una perdita di tempo, un intralcio al suo commercio. La vigilia di Natale fa lavorare il suo impiegato fino a tardi, rifiuta di fare un’offerta per i poveri e per strada risponde sgarbatamente agli auguri che gli vengono rivolti. 

Riceverà la visita di tre fantasmi che, facendogli ripercorrere la sua esistenza fino a quel momento, il presente e il futuro, lo porteranno a rendersi conto di come ha vissuto fino a quel momento e a cambiare una volta per tutte.

La critica sociale, sempre centrale nelle opere dell’autore, è presente più che mai. In particolare critica l’atteggiamento della borghesia nei confronti delle persone più povere costrette a lavorare per loro. 

LE TRASPOSIZIONI

Le storie di Dickens sono perfette per il piccolo e il grande schermo grazie alla trattazione di temi di denuncia sociale rilevanti ancora oggi e alle descrizioni dettagliate dei suoi personaggi, che dopo aver sofferto tante ingiustizie, com’è successo allo scrittore stesso da bambino, riescono a riscattarsi e a realizzare i loro sogni.

Il romanzo è stato sin da subito oggetto di trasposizioni. Possiamo pensare ai primi cortometraggi muti britannici come Scrooge, or, Marley’s Ghost (regia di Walter R. Boothrisale, 1901)che, più che ispirarsi dal romanzo di Dickens, si ispira all’opera teatrale Scrooge (di J.C. Buckstone), spettacolo che esordì a Londra con grande successo. È curioso come il regista decise di far terminare con il protagonista che giura in ginocchio al fantasma la sua voglia di cambiamento, tagliando così parte della storia.

Non possiamo non menzionare una versione radiofonica sull’emittente CBS Campbell Playhouse, che risale al 1939.

Gli adattamenti variano dalle produzioni italiane come Non è Mai Troppo Tardi (di Filippo Walter Ratti con Paolo Stoppa e Marcello Mastroianni, 1953), ai film musical come La Più Bella Storia di Dickens – Scrooge (di Ronald Neame, 1970) all’animazione come Canto di Natale di Topolino (di Burny Mattinson, 1983). Pensiamo anche al racconto in chiave moderna di S.O.S. Fantasmi (Scrooged, di Richard Donner, con Bill Murray, 1988).

CANTO DI NATALE DI TOPOLINO (1983)

Si tratta di un cortometraggio della Walt Disney Company del 1983 che ricalca perfettamente l’anima del romanzo. Cambiano ovviamente i personaggi: qui troviamo Topolino nel ruolo di Bob Cratchit e Paperon de’ Paperoni in quello di Ebenezer Scrooge.

Il successo fu enorme, tanto da ricevere una candidatura agli Oscar come miglior cortometraggio d’animazione.

Un corto sicuramente molto diverso dai classici Disney a cui siamo abituati. L’atmosfera è più cupa, il che è ben evidente sin dai titoli di testa, accompagnati da un coro piuttosto malinconico. Man mano che scorrono le scene si notano volti piuttosto riconoscibili dagli amanti della Disney: Paperino nei panni di Fred, i mendicanti poveri che chiedono la carità vengono direttamente dal mondo di Robin Hood e ancora notiamo Nonna Papera, Cip e Ciop, Lady Cocca, il Grillo Parlante, Pluto e tanti altri. 

A CHRISTMAS CAROL DI ROBERT ZEMECKIS (2009)

Ad oggi è il lungometraggio più fedele al romanzo per storia e tematiche trattate e sicuramente è classificabile tra quelli di maggiore successo. 

Si contraddistingue per un’incredibile attenzione ai dettagli e la sua capacità di descrivere in immagini l’atmosfera del Natale. In questa rappresentazione ogni cosa diventa tangibile: dal freddo della città al calore delle case illuminate; si percepisce la sofferenza degli orfani e dei poveri affamati, ma anche l’entusiasmo dei bambini che giocano per strada. Sicuramente indispensabile alla resa del film è stato l’uso della motion capture. Nel cast sono presenti attori di spicco come Jim Carrey, Gary Oldman, Colin Firth e Bob Hoskins che prestano i movimenti per i loro rispettivi ruoli. 

A CHRISTMAS CAROL – LA MINISERIE DARK FANTASY DI NICK MURPHY

Uno degli adattamenti più recenti del romanzo è la miniserie di Steven Knight frutto della collaborazione tra FX e BBC. 

La serie si articola in tre episodi, ciascuno dedicato a uno dei fantasmi del Natale. Si distacca notevolmente dal romanzo, proponendo un prodotto angosciante e cupo ai limiti dell’horror. Tali atmosfere sono rafforzate dai sorprendenti cambiamenti della trama.

La miniserie non si focalizza solo su Scrooge ma anche sui personaggi secondari, ben caratterizzati e piuttosto diversi dal romanzo. 

Lo Scrooge portato in scena è probabilmente il più spregevole e responsabile della propria sorte; Bob Cratchit disprezza apertamente Scrooge, non prova compassione per il suo capo; il nipote Fred prova indifferenza nei suoi confronti; Mary Cratchit, moglie di Bob, che nel romanzo è piuttosto marginale, gioca nella serie un ruolo centrale. Sarà proprio quest’ultima responsabile della visita che i tre fantasmi del Natale fanno a Scrooge. 

Una serie che sicuramente racconta in maniera originale una storia che tutti conosciamo molto bene. Sicuramente una visione più cupa rispetto al romanzo, in cui viene posto l’accento sulla disillusione di Scrooge più che sul suo cambiamento interiore. 

PERCHÉ PROPRIO A NATALE?

Il Natale ha sicuramente una funzione significativa nella storia: per l’autore questa festività è un’occasione per guardarci allo specchio e analizzare a fondo sé stessi. Grazie ai fantasmi che lo visitano, Scrooge capisce i suoi errori e passa dall’essere un uomo avaro e insensibile nei confronti degli altri all’essere un uomo generoso e sensibile.

Charles Dickens non si limita a raccontarci una storia di speranza, dove il protagonista esce dalla sua condizione di miseria morale per ritrovare il senso della vita e della felicità. Dickens non si limita a dirci che possiamo essere felici ma ci spiega anche come fare. 

Nessun percorso di cambiamento può iniziare senza una presa di conoscenza. La visita del primo fantasma Jacob Marley (il suo socio in affari morto sette anni prima condannato a a trascinarsi dietro pesanti catene come pena da scontare per una vita vissuta sfruttando il prossimo) porta il protagonista a prendere coscienza di quello che sarà il suo destino. 

Il secondo passo è la compassione per se stessi: grazie allo spirito del passato che mostra un ricordo dei tempi della scuola, nel quale tutti i bambini giocano e lui è rimasto solo all’interno dell’edificio, abituato ad avere i libri come unici compagni di giochi. La compassione per se stessi è fondamentale perché ci permette di capire le nostre sofferenze interiori, di accettarle e di perdonarci per gli errori commessi. È solo da questo momento che possiamo finalmente sentire di meritare davvero il meglio per noi stessi, non perché siamo perfetti ma perché ci vogliamo bene anche con le nostre imperfezioni. 

Lo spirito del Natale del presente mostra a Scrooge l’importanza della gratitudine. Per essere felici bisogna essere grati per tutto ciò che si ha. Quante volte parliamo del “mai ‘na gioia”? Eppure basterebbe solo guardarci in torno con più attenzione per renderci conto di ricevere già tantissimo dalla vita. 

Lo spirito del futuro è sicuramente quello che ci spaventa più di tutti. Quando Scrooge lo incontra è già convinto di voler migliorare ma è terrorizzato dall’idea che qualsiasi sua azione potrebbe non essere sufficiente. Dickens sembra proprio volerci dire di non farci bloccare dalla paura del futuro. 

Alla fine, il messaggio più importante di Dickens è proprio che non importa quale sia la nostra età e quanto gravi siano gli errori da noi commessi: c’è sempre tempo per migliorare. Purché lo si voglia davvero.

Questo articolo è stato scritto da:

Cristiana Agosta, Redattrice