Questo articolo contiene spoiler sul film A beautiful Mind (2001) di Ron Howard.

Ho deciso di dedicare questa rubrica agli adattamenti cinematografici perché, a differenza di quanto si potrebbe pensare, la letteratura e il cinema non sono due mondi così lontani. È più corretto parlare di un unico mondo narrativo che si esprime con due mezzi diversi. Mettendoli a confronto, possiamo notare che la dimensione della letteratura non è quella linguistica, ma le parole e le frasi servono a raccontare una storia. allo stesso modo nel cinema le immagini non devono solo essere contemplate: esse costituiscono il mezzo tramite il quale vengono messe in scena delle azioni e con cui una storia si sviluppa. Quindi, cinema e letteratura sono accomunati dall’essere forme espressive narrative che si servono di mezzi differenti.

Per adattamento si intende una rielaborazione in chiave cinematografica di un soggetto già esistente. L’industria cinematografica ricorre sempre più frequentemente a questa pratica in quanto le sceneggiature originali e innovative sono sempre più difficili da produrre. Va da sé che, se all’origine di un film c’è un romanzo o una biografia che ha già avuto successo, le probabilità di fare un buon lavoro sono indubbiamente più alte.

A BEAUTIFUL MIND

Un interessante caso di adattamento cinematografico è A Beautiful Mind (2001), diretto da Ron Howard. Il film è tratto dall’omonima autobiografia di Sylvia Nasar sul matematico John Forbes Nash (interpretata da Russell Crowe), le cui teorie hanno rivoluzionato l’economia tanto da permettergli di vincere un Premio Nobel per l’Economia nel 1994.

Un adattamento da fatti reali o autobiografie è molto complesso per vari motivi: Innanzitutto, perché spesso raccontano la storia di personaggi di successo che, nonostante abbiano raggiunto traguardi importantissimi nel corso della loro vita, non hanno dovuto affrontare ostacoli insormontabili e quindi la storia rischierebbe di non risultare interessante. In questo caso specifico un’altra difficoltà è rappresentata dal soggetto: lo spettatore medio, in genere, non è molto interessato al mondo della matematica e, dunque, la vita di un matematico poteva risultare poco attraente per il pubblico. Inoltre, i libri spesso si concentrano molto sull’interiorità del personaggio e rendere questo tipo di riflessione introspettiva in un prodotto audiovisivo è sicuramente una sfida non indifferente.

Per realizzare un buon film, infatti, sono necessari un evento principale che aiuti a focalizzare l’argomento centrale della pellicola, e personaggi affascinanti con i quali il pubblico possa empatizzare. In secondo luogo, è fondamentale che il protagonista costruisca delle relazioni significative con altri individui: il rischio è quello di realizzare storie con protagonisti “soli” e senza veri e propri aiutanti o antagonisti che ne influenzino l’arco narrativo.

TRAMA

Nel 1947, John Nash, talentuoso matematico di diciannove anni, entra all’Università di Princeton. Refrattario a instaurare rapporti sociali, Nash ha solo un amico: Charles Herman, il suo compagno di stanza. Nash è ossessionato da un solo pensiero: trovare un’idea veramente originale, in quanto ai suoi occhi, questa è l’unica cosa che potrà dare valore alla sua vita. Le sue idee gli procurano fama e fanno progredire la sua carriera professionale. Infatti, Nash riceve un posto di professore al MIT (Massachusetts Institute of Technology) e un certo William Parcher, agente segreto, lo contatta per un incarico rischioso: in piena guerra fredda, a Nash viene chiesto di decodificare i codici segreti del nemico.

Nel frattempo, conosce Alicia, una giovane studentessa di fisica innamorata di lui con cui si sposerà. Nash non dice alla moglie alcunché dei suoi lavori segreti e alla fine la troppa tensione, la fatica e il pericolo hanno il sopravvento: Nash viene dichiarato affetto da schizofrenia. La vita di Nash viene a questo punto sconvolta dalla scoperta che in realtà non esiste nessuna cospirazione e che Charles, la sua nipotina e William Parcher sono in realtà proiezioni della sua mente. L’unica cosa che può fare il dottore è aiutarlo a mostrargli tutto ciò che è reale e tutto ciò che crea la sua mente.

Nell’ottobre 1978 torna a Princeton, dove diventa docente. Nel marzo 1994 gli viene annunciato che l’accademia di Stoccolma gli ha assegnato il premio Nobel per la teoria dell’equilibrio nell’economia moderna.

IL FILM

Una caratteristica in particolare rende questo film unico: se in genere sono i libri che penetrano meglio la personalità dei protagonisti, in questo caso è il film. La biografia è ricolma di dati e di date, con decine di personaggi e di eventi che, però, vedono il personaggio dall’esterno senza approfondire il suo mondo interiore. Al contrario, il film ha un approccio opposto: i dati sono pochi, i personaggi anche, la storia porta lo spettatore a condividere l’esperienza di Nash.

La storia dello sceneggiatore ha sicuramente influito in maniera significativa sulla costruzione della storia: I genitori dello sceneggiatore Akiva Goldsman, infatti, erano terapisti che si occupavano di bambini con disturbi emotivi. Egli era, dunque, molto attratto dall’idea di poter lavorare su una storia che potesse contribuire a far si che la malattia mentale fosse considerata come una realtà da affrontare con maggiore sensibilità. L’intento dello sceneggiatore era quello di sensibilizzare il pubblico a una maggiore comprensione verso questo tipo di malattie, rendendo, però, la storia piacevole grazie all’introduzione di elementi comici e dettagli curiosi.

La grande strategia è quella di far sì che lo spettatore si immerga totalmente con Nash nell’esperienza della sua patologia, rendendolo partecipe del senso di confusione e di shock del protagonista che, rendendosi conto di vivere in una realtà allucinogena, resta sbigottito di fronte alla gravità della propria situazione.

Dal punto di vista tematico, la storia diventa il racconto di una storia d’amore che trionfa sulle difficoltà. L’amore che trionfa è quello per la moglie Alicia, che aiuta Nash a vincere le difficoltà della malattia e lo accompagna fino alla vincita del Nobel. La relazione con la moglie viene introdotta con una scena inspirata a un fatto reale narrato nella biografia: Nash stava facendo lezione a settembre e aveva chiuso tutte le finestre per non sentire rumore. Gli allievi avevano chiesto più volte di riaprire, ma Nash si era rifiutato, finché non si alzò Alicia, aprì la finestra e si sedette fissandolo con uno sguardo di sfida. Nel film la scena è arricchita: i lavori di fuori sono prodotti da degli operai che stanno lavorando e Alicia chiede loro di fare una pausa.

DIFFERENZE FILM – BIOGRAFIA

Ci sono parecchie differenze tra la versione cinematografica e la sua vita reale.

Innanzitutto, Nash non ebbe mai allucinazioni visive come vediamo nel film; effettivamente tre personaggi del film sono completamente inventati: il compagno di stanza Charles Herman, la nipotina di Charles e l’agente governativo. È altresì vero che risulta molto efficace fare vedere allo spettatore le visioni del protagonista dal suo punto di vista, cioè come figure reali. Tutto ciò è utile per fare calare lo spettatore nella realtà di Nash e rendere ancora più forte la scoperta della malattia mentale.

Tuttavia, all’inizio del film sono stati lasciati alcuni indizi come sintomi della malattia del protagonista, sebbene non percepibili subito. Per esempio, quando la nipotina di Charles corre in mezzo ai piccioni questi non si alzano in volo né si spostano. Segno che la bambina esiste solo nella mente di John. Inoltre, la nipotina ha la stessa età durante tutto il corso della storia, benché passino diversi anni, sarà proprio questo a convincere Nash d’essere affetto dalla malattia.

Inoltre, diversi fatti della vita del matematico sono stati omessi. Nel film non vengono citati i legami sentimentali avuti dal professore prima del suo matrimonio con Alicia, non si parla del figlio avuto dalla relazione precedente o del suo arresto per omosessualità (cosa frequente nel Novecento, come succede anche in The Imitation Game). Inoltre, Nash continua a prendere farmaci anche dopo il 1970, anno in cui in realtà smise di prendere le cure.

Il vero John Nash

UNA BIOGRAFIA POCO FEDELE?

L’obiezione principale mossa al film è di aver abbellito eccessivamente la biografia di Nash, occultando elementi importanti come le sue esperienze omosessuali, il divorzio temporaneo con Alicia e il figlio.

Tuttavia, gli autori hanno fatto bene a non rappresentare alcune esperienze della vita del matematico, come i suoi rapporti omosessuali o il rapporto con Eleanor e il suo primo figlio, in quanto si trattava di esperienze episodiche che avrebbero appesantito in modo eccessivo la narrazione.

Il discorso Nobel è stato scritto ex novo dagli autori del film. Si tratta di un espediente per dare allo spettatore il senso di un percorso compiuto, per fare una sintesi, una messa in rilievo di quello che il personaggio ha imparato nel suo cammino.

Questo articolo è stato scritto da:

Cristiana Agosta, Redattrice