Fin dalla sua nascita, datata 1895, l’industria cinematografica è stata quasi del tutto appannaggio del mondo maschile. I migliori registi che vi vengono in mente, i direttori della fotografia, i pochi produttori o montatori di cui ricordate il nome, sono probabilmente per la quasi totalità uomini. Questo non vuol dire, chiaramente, che nel mondo della settima arte non ci siano donne di valore, anzi. Lasciando da parte la categoria delle attrici che, per forza di cose, risulta molto ampia, variegata e soprattutto riconosciuta, nelle posizioni più teniche di un set troviamo numerose donne che hanno fatto la storia di quest’arte e che non hanno niente da invidiare ai loro colleghi uomini.
Pensiamo a Thelma Schoonmaker, professione montatrice, vincitrice di 3 premi Oscar (su un totale di 8 nomination), ha lavorato su numerosi film del maestro Scorsese, ai quali ha dato un’impronta stilistica che li ha resi i capolavori che tutti noi conosciamo; pensiamo ancora a Susi Cecchi D’Amico, classe 1914, la regina indiscussa della sceneggiatura italiana che ha firmato copioni come quello di Ladri di biciclette, capolavoro neorealisti di Vittorio De Sica del 1948, o della commedia I Soliti Ignoti di Mario Monicelli, ma soprattutto, dal 1951 in poi, ha realizzato le sceneggiature di quasi tutti i film di Luchino Visconti.
Thelma Schoonmaker
Nell’ambito della regia potremmo parlare di Kathryn Bigelow, prima donna ad aver vinto un Oscar per la migliore regia con The Hurt Locker (nel 2010, cioè durante l’82esima edizione dell’ambito premio statunitense), o ancora di Jane Campion, prima donna ad aver vinto la Palma d’Oro a Cannes nel 1993 con Lezioni di Piano, senza dimenticare Lina Wertmüller, orgoglio del nostro paese, prima donna regista ad essere candidata al Premio Oscar per la miglior regia (1977, per Pasqualino Settebellezze). Nonostante questi nomi così importanti -a cui se ne potrebbero aggiungere molti altri- e nonostante gli enormi passi avanti fatti negli ultimi anni, è fuori dubbio il fatto che il mondo del cinema è dominato da uomini.
Lina Wertmüller
Secondo i dati di We Are Lynn, progetto di Groenlandia Film dedicato alla produzione di opere cinematografiche dirette da donne, nel mondo solo il 19% delle regie è firmato da donne. In Italia questo dato è ancora più basso: soltanto il 9% dei film porta la firma di una regista. A chi dovesse dire che questi dati sono frutto esclusivamente della meritocrazia o di una millantata maggiore predisposizione per l’uomo al lavoro da regista, diciamo subito che si sbaglia. Le donne sono state, da sempre, relegate ai margini di produzioni importanti, in quanto ritenute meno capaci degli uomini e quindi meno affidabili. Questo ha portato le produzioni ad essere maggiormente restie nell’affidare grosse somme a registe per la realizzazione dei loro film, o a preferire nomi di registi uomini per affidare loro sceneggiature ritenute importanti e potenzialmente molto remunerative. Questo retaggio culturale, checché se ne dica, resiste ancora oggi, ma va piano piano sgretolandosi. Nel nostro piccolo anche noi vogliamo contribuire ad abbattere questo muro, parlando in questo articolo di 5 registe che si sono fatte notare negli ultimi anni, in un modo o nell’altro, attirando su di sé l’attenzione dei cinefili di tutto il mondo.
Chloé Zhao
Non potevamo non partire parlando della regista che, sbaragliando la concorrenza, ha trionfato alla scorsa edizione degli Oscar vincendo l’ambito premio alla miglior regia (per la seconda volta nella storia andato ad una donna). Grazie al film Nomadland, è riuscita a portarsi a casa anche il premio per il Miglior Film, essendo lei anche produttrice. La regista cinese naturalizzata statunitense, classe 1982, ha ad oggi firmato la regia di quattro lungometraggi. Nei suoi primi tre lavori (Songs My Brother Taught Me, The Rider, Nomadland) Zhao ha impresso uno stile molto ben definito, che ricerca la bellezza naturale dei mitici paesaggi della frontiera statunitese, esplorando l’animo americano e ricercando una certa autorialità che l’ha portata alla fama di adesso. L’ultimo suo film in ordine di uscita è The Eternals, ennesimo capitolo del Marvel Cinematic Universe; lasciando da parte le critiche che si possono muovere al film in sé (le produzioni di questo tipo sono molto poco autoriali e devono seguire dei dettami ben definiti imposti dall’alto) lo stile di Chloé Zhao è comunque visibile, seppur nascosto -a volte piuttosto bene- dalla pomposità plastica tipica dei film Marvel meno riusciti. Piccola curiosità: la regista ha realizzato prima il film del MCU e solo dopo Nomadland, che è dunque il vero -finora- ultimo film di Chloé Zhao.
Filmografia:
- Songs My Brother Taught me (2015);
- The Rider – Il sogno di un cowboy (2017);
- Nomadland (2020);
- The Eternals (2021).
Céline Sciamma
Regista e sceneggiatrice francese, classe 1978, autrice di cinque lungometraggi dal 2007 al 2021. La fama internazionale arriva nel 2019 in seguito all’uscita di quel gioiello che è Ritratto della giovane in fiamme. Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una regista/autrice, che unisce una messa in scena pulita, ricercata e visivamente accattivante ad un messaggio che guarda alla parità di genere e alla lotta contro la discriminazione. Nel suo cinema troviamo sempre una figura femminile che tenta di districarsi dalle ragnatele di un sistema patriarcale e oppressivo. Il suo ultimo lavoro, Petite Maman, è datato 2021 e sarà tra poco disponibile su MUBI (così come tutta la filmografia della regista).
Filmografia:
- Naissance des pieuvres (2007);
- Tomboy (2011);
- Diamante nero (2014);
- Ritratto della giovane in fiamme (2019);
- Petite Maman (2021).
Alice Rohrwacher
Rimaniamo in Europa e facciamo tappa nel nostro paese presentandovi una delle migliori registe del panorama italiano. Alice Rohrwacher (sorella dell’altrettanto famosa Alba) ha girato nel corso di poco meno di 10 anni soltanto tre lungometraggi, che hanno però attirato l’attenzione del pubblico a livello internazionale. Nel 2014, con Corpo Celeste, vince il Grand Prix Speciale della Giuria al Festival di Cannes, il secondo più ambito riconoscimento del Festival dopo la Palma d’Oro. Nel 2018, sempre a Cannes, vince il premio per la migliore sceneggiatura grazie al film Lazzaro Felice. Nonostante siano passati quattro anni dall’uscita del suo ultimo film, la Rohrwacher non è rimasta di certo con le mani in mano, girando ben 4 cortometraggi nel giro di un paio d’anni, di cui segnaliamo in particolare Omelia Contadina (2020) e Futura (2021). Lo stile registico dell’autrice toscana è asciutto e semplice ma allo stesso tempo ricercato, capace di creare dei mondi fiabeschi ma anche terribilmente realistici. Il suo cinema è impregnato dalla dicotomia natura/città, una vera e propria lotta quasi ancestrale che vede la prima come qualcosa di incontaminato, pacifico, un luogo in cui ricerca la felicità, in contrasto con la vivacità violenta e divoratrice dell’ambiente urbano. Da pochi giorni sono iniziate a Tarquinia le riprese del nuovo film della regista, per adesso in merito a questo progetto si conosce pochissimo (ambientato negli anni ‘80 e con un cast internazionale), noi, però, già lo attendiamo, sperando che la cineasta possa trovare ancora più riscontro anche nel pubblico generalista.
Filmografia:
- Corpo Celeste (2011);
- Le Meraviglie (2014);
- Lazzaro Felice (2018).
Julia Ducournau
Seconda regista francese di questa breve lista, altra autrice che ha trovato la fama da pochissimo (soltanto l’anno scorso) grazie alla vittoria della Palma d’Oro a Cannes per il suo ultimo lavoro, Titane. Ducournau ha firmato soltanto due lungometraggi tra il 2016 e il 2021, ma ha già fornito al pubblico una cifra stilistica molto ben riconoscibile. Uno stile crudo, orrorifico e ansiogeno, ma anche molto ben curato esteticamente, con inquadrature e sequenze che niente hanno da invidiare a registi più navigati. In entrambi i suoi lungometraggi la protagonista è una donna, o meglio una giovane ragazza, alla scoperta del suo vero io, una ricerca all’interno di trasformazioni fisiche ed interiori. A chi ha voluto rinchiudere la regista all’interno del genere body horror, lei ha risposto che sì, il suo stile è certamente ispirato a questo filone cinematografico, ma che allo stesso tempo non vuole essere segregata all’interno di una definizione. Uno spirito ribelle insomma, come le protagoniste che porta sullo schermo.
Filmografia:
- Raw (2016);
- Titane (2021).
Emerald Fennell
La più giovane regista di questa lista, unica sotto i 40 anni, è anche quella con il minor numero di lungometraggi finora girati. Stiamo parlando della regista di Una donna promettente -unico lungometraggio finora realizzato-, film che ha suscitato clamore e ha scosso la coscienza di molte persone, non solo uomini, ottenendo diverse candidature agli Oscar dello scorso anno tra cui Miglior Film, Miglior regia e Miglior Sceneggiatura originale (quest’ultimo anche vinto dalla Fennell stessa). Oltre al sopracitato film, però, Fennell ha girato anche 6 episodi di Killing Eve, una delle serie più apprezzate degli ultimi anni. Se lo stile visivo e registico presente in Una donna promettente sarà portato avanti, esplorato e approfondito dalla regista non possiamo saperlo, quello che sappiamo è che siamo di fronte ad un talento che sarebbe un peccato sprecare. Al momento non si sa quando uscirà il suo prossimo film da regista (ricordiamo che Emerald Fennell è anche un’affermata attrice!) ma noi siamo già pronti a venire nuovamente investiti da una tempesta di cruda realtà.
Filmografia:
- Una donna promettente (2020).
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