L’amore è una delle tematiche universali più messe in scena, in grado di generare emozioni e immedesimazione: d’altra parte, chi non è mai stato innamorato o ha almeno sognato di esserlo? I grandi classici del cinema e della letteratura hanno raccontato storie d’amore che ci hanno fatto sognare e, perché no, a volte anche disperare.
Per definizione, i film romantici mettono al centro la relazione amorosa di due personaggi, di cui si seguono gli intrighi, gli allontanamenti e (ri)avvicinamenti. Anche quando l’amore tra i due non è al centro della narrazione, è un filone narrativo che ricopre una certa importanza nella vita più intima dei personaggi. Tuttavia, l’amore è un sentimento estremamente complesso e sfaccettato. Non sono pochi i registi che si sono cimentati in una rappresentazione che esuli dalla classica storia d’amore capace di fare sognare grandi e piccini. Qui di seguito, vedremo cinque film d’amore atipici, che hanno messo in scena con estrema sincerità il dolore e le complicazioni che possono derivare da una relazione amorosa.
LE BONHEUR – IL VERDE PRATO DELL’AMORE (A. VARDA, 1965)
La pellicola è stata diretta da Agnès Varda, regista belga esponente della Nouvelle Vague, unica donna del gruppo accanto a Godard e Truffaut.
Le Bonheur (letteralmente “felicità”) è un film dal titolo fuorviante, o forse quasi troppo letterale. La pellicola mette in scena la ricerca della felicità del giovane François, innamorato della moglie Thérèse con la quale ha due figli, Pierrot e Gisou. Nonostante sin dai primi minuti della pellicola l’amore provato per la moglie sia tangibile e sincero, a stupire è che la parola “felicità” venga pronunciata per la prima volta in riferimento all’amante e non alla vita famigliare. Il protagonista, però, sembra non essere travolto dallo spontaneo “senso di colpa” che deriva da due relazioni parallele e parla a entrambe le donne con estrema sincerità, non concependo perché dovrebbe privarsi di due diverse forme di felicità che due donne diverse sono in grado di dargli.
La stessa regista ha chiarito il significato del film con le seguenti parole: “la fortuna è un regalo inalienabile dell’esistenza, gli esseri nascono felici e non hanno altro fine nella vita che rimanere in questa felicità”. Il film ha vinto l’Orso d’argento, gran premio della giuria al Festival di Berlino e ha permesso ad Agnès Varda di ottenere maggiore visibilità in Europa e negli Stati Uniti.
ETERNAL SUNSHINE OF THE SPOTLESS MIND (M. GONDRY, 2004)
Nella lista di film che hanno affrontato un sentimento così complesso in maniera atipica, non è possibile non dedicare qualche riga al capolavoro diretto da Michel Gondry, che vede come protagonisti Jim Carrey e Kate Winslet e che ha ottenuto l’Oscar per la migliore sceneggiatura nel 2005. Al centro della trama vi è la travagliata relazione amorosa tra Joel e Clementine, che si incontrano per caso sulla spiaggia di Montauk. In questo film, però, il significato ultimo non è legato alla storia romantica, quanto all’importanza dei ricordi. Il titolo, ispirato da un verso dell’opera Eloisa to Abelard (A. Pope, 1717), rimanda alla condizione psicologica di ricerca della serenità, che si desidera raggiungere in seguito alla tristezza provata per una relazione conclusa. È difficile biasimare il desiderio di eliminare i ricordi più dolorosi, ma ciò che sfugge ai due protagonisti è che sono profondamente intrecciati a quelli positivi. La memoria, quindi, si rivela essere la protagonista indiscussa e diventa evidente come una sua manipolazione possa condizionare per sempre l’esistenza umana. Il regista traduce anche visivamente la dimensione psicologica, tramite un montaggio scomposto e quasi confusionario, ma in cui tutto troverà il proprio significato alla fine della visione.
Il film è stato un successo di critica e di pubblico e ricopre la 73° posizione nella lista dei cinquecento migliori film di sempre della rivista Empire.
ANOTHER YEAR (M. LEIGH, 2010)
Another Year, il film del regista e sceneggiatore britannico Mike Leigh, è stato presentato alla 63° edizione del Festival di Cannes e racconta la quotidianità di una felice coppia di mezza età racchiusa in un anno. I protagonisti sono Tom, un ingegnere geotecnico, e Gerri, una psicologa che ama prendersi cura dell’orto. Nella vita dei due tentano di trovare il proprio spazio anche altri personaggi, che cercano rifugio nella pacifica e affiatata coppia: Mary, una segretaria che ha vissuto una vita amorosa travagliata, e Ken, un amico di vecchia data del marito Tom che si rivela essere estremamente triste. In quanto loro amici, Tom e Gerri sentono di non poter lasciare che i due si lascino sopraffare dalle emozioni negative e decidono di tentare di alleviare il loro sconforto. Mary e Ken, però, diventeranno fin troppo invadenti, fino a rischiare di far vacillare l’equilibrio familiare dei protagonisti.
Il regista, Mike Leigh, è riuscito a dare allo spettatore la sensazione non di guardare un film, ma di assistere alla vita della coppia nel momento stesso in cui accade, senza trucchi e artifici.
AMOUR (M. HANEKE, 2012)
Amour è un film del regista austriaco Michael Haneke, che decide di mettere in scena l’amore maturo tra George e Anne, due maestri di musica in pensione che rappresentano l’uno l’àncora dell’altro. La loro quotidianità è però stravolta dalla notizia della malattia di Anne, il cui stato di salute peggiorerà fino a non poter più sperare in un’eventuale ripresa. A sentire maggiormente le conseguenze è il marito George, che dovrà prendersi cura della sua fragile condizione e che dovrà fare forza non solo alla moglie, ma innanzitutto a se stesso. Haneke cala lo spettatore nell’intimità della coppia senza dare troppe spiegazioni tramite le parole per lasciare spazio al silenzio e al non-detto. Si tratta di una pellicola da osservare, da cui traspare la progressiva presa di consapevolezza da parte del marito del tempo che passa e della fragilità della condizione umana.
Amour stravolge le aspettative che potrebbero essere generate dal titolo, per farsi portavoce del momento più doloroso di una relazione e del significato più puro del termine. Un capolavoro dell’arte cinematografica che valse al regista l’Oscar al miglior film straniero nel 2013.
HER (S.JONZE, 2013)
Infine, alcuni film hanno persino parlato di storie d’amore vissute non tra esseri umani, ma con le macchine. Tra questi, il più celebre è indubbiamente Her, scritto e diretto da Spike Jonze e che si è aggiudicato il premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale. La pellicola è infatti ambientata in un futuro prossimo, nel quale i computer ricoprono un ruolo centrale per le persone e nel quale i sistemi di intelligenza artificiale hanno affinato a tal punto il proprio funzionamento fino a poter apprendere ed elaborare emozioni. Al centro della narrazione troviamo Theodore Twombly, un uomo introverso che si occupa di scrivere lettere per conto di altri e le detta al computer. La sua vita sentimentale, però, non riesce ad aprirsi ad altre relazioni perché Theodore si sente ancora legato alla moglie e rifiuta di firmare le carte del divorzio. Trova quindi consolazione e comprensione nel sistema operativo “OS 1”, che decide di chiamare Samantha. Si assiste quindi alla relazione tra uomo e macchina, in cui il primo non tenta più di mostrare la propria superiorità rispetto alla tecnologia, anzi, vi scorge la possibilità di lasciarsi il passato alle spalle e voltare pagina.
La lista di film d’amore che hanno contribuito a rivoluzionare il genere potrebbe essere ben più lunga, ma per motivi di spazio abbiamo citato alcuni dei più rappresentativi. E voi quali aggiungereste alla lista?
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